Fu una donna povera ma coraggiosa, nata nel 1904 e deceduta il 2 maggio 1944. Consapevole dei rischi, manifestò insieme ad altri cittadini del quartiere contro lo stato di indigenza e di fame in cui si viveva al Tiburtino III.
Durante un assalto, avvenuto il 2 maggio 1944, all’indomani delle manifestazioni del primo maggio, una guardia della PAI (Polizia Africa Italiana), accorsa per sedare il tumulto, uccise con una fucilata una donna, Caterina Martinelli, madre di sei figli.
Cadde sul selciato con sei sfilatini nella borsa della spesa, una pagnotta stretta al petto, in braccio una bambina ancora lattante. Stramazzò a terra sopra la figlia che sopravvisse ma con la spina dorsale lesionata.
Il giorno dopo, sul marciapiede ancora insanguinato, un cartello ricordava la vittima, una madre affamata. Quel cartello, subito fatto togliere dalle autorità, tornerà come lapide sulla facciata di una casa in via del Badile 16. Nel mese di maggio, per attenuare il clima di impopolarità contro i rispettivi provvedimenti alimentari che avevano provocato le manifestazioni delle donne davanti ai forni, le autorità nazifasciste decisero di effettuare distribuzioni straordinarie di generi alimentari di prima necessità.