Uomo politico, D’Onofrio, è nato il 10 febbraio 1901 a Roma dove è deceduto il 15 agosto 1973. Seguace di un vecchio socialista, si iscrive tra i giovani del PSI Partito Socialista Italiano e nel 1918, dopo aver amministrato il settimanale “Avanguardia”, diviene segretario dei giovani socialisti del Lazio.
Nel Partito Comunista d’Italia fin dalla fondazione nel 1921, nel marzo 1922 fu eletto nel comitato centrale della Federazione Giovanile Comunista e fu alla fine di quell’anno, delegato al IV congresso dell’internazionale comunista a Mosca alla fine di quell'anno, dove, con Amadeo Bordiga e la maggior parte della delegazione italiana, sostenne posizioni contrarie alla fusione col PSI.
Arrestato nel febbraio 1923 dal regime fascista, nel settembre dello stesso anno fu assolto ed espatriò clandestinamente in Unione Sovietica, dove frequentò la scuola quadri del partito comunista dell’URSS. Nuovamente in Italia nel 1925, lavorò a Milano, alla direzione dell’Avanguardia, divenuto il giornale della federazione giovanile comunista. Dopo le leggi eccezionali del novembre 1926 entrò nella clandestinità, risiedendo talora in Francia ma soprattutto in Italia, e continuò a seguire il settore giovanile.
Rientrato in Italia col compito di ricostruire la struttura del partito, l’11 maggio del 1928 fu arrestato a Bologna e il Tribunale speciale lo condannò a dodici anni e sei mesi di reclusione e tre anni di libertà vigilata. Passò poi dal carcere di Fossombrone a quelli di Parma e di Civitavecchia. Nel 1944, Edoardo D’Onofrio fu incaricato di organizzare il PCI in Sicilia e quando Roma fu liberata divenne segretario regionale del suo partito per il Lazio. Consultore nazionale, deputato comunista all’Assemblea Costituente, senatore di diritto nel primo Parlamento repubblicano, Edoardo D’Onofrio è stato rieletto deputato nelle tre successive legislature. Durante la seconda è stato vice presidente della Camera. Ha fatto anche parte del Comitato esecutivo dell’ANPI nazionale.